MOTOSEGA SI MOTOSEGA NO.
L’uso della motosega come metafora politica, per quanto efficace sul piano comunicativo, si porta dietro un carico di controversie che è difficile ignorare. È un po’ come presentarsi a una riunione di condominio con una motosega in mano: sicuramente ottieni l’attenzione di tutti, ma non aspettarti che qualcuno ti offra un caffè dopo l’incontro. Questo strumento, che Milei ha adottato come simbolo del suo impegno a “tagliare” la spesa pubblica e la burocrazia, non è solo una trovata scenica, ma una dichiarazione di intenti tanto chiara quanto divisiva.
Il problema, come sottolineano molti analisti, è che quando si brandisce una motosega, si rischia di passare dall’idea di una potatura ragionata a quella di un disboscamento indiscriminato. Il “taglio” promesso potrebbe non limitarsi ai rami secchi dell’amministrazione pubblica, ma estendersi alle radici stesse del tessuto sociale, lasciando scoperte proprio le fasce più vulnerabili della popolazione. È un po’ come dire: “Abbassiamo il peso del bagaglio!” e poi iniziare a buttare fuori anche le coperte e i vestiti, senza pensare che il viaggio sarà lungo e freddo.
In un contesto politico già polarizzato, la motosega finisce per alimentare una logica di scontro, più che di dialogo. È difficile costruire ponti mentre si tagliano travi. Il dibattito, anziché concentrarsi sulla sostanza delle riforme, rischia di trasformarsi in una competizione su chi affila meglio la lama. Se la politica fosse una cena tra amici, la motosega sul tavolo non solo rovinerebbe l’atmosfera, ma farebbe passare a tutti la voglia di chiedere il sale.
Certo, dal punto di vista mediatico, la strategia funziona alla perfezione. L’immagine è forte, memorabile, virale. Ma, come in ogni film d’azione che si rispetti, il rischio è che l’effetto speciale prenda il sopravvento sulla sceneggiatura. E quando i riflettori si spengono, resta solo il rumore della lama che gira a vuoto.
Forse, anziché puntare tutto su uno strumento così estremo, varrebbe la pena ricordare che, in politica come nel giardinaggio, non sempre serve una motosega per fare ordine. A volte, un buon paio di forbici e la pazienza di chi sa dove potare fanno la differenza tra un giardino rigoglioso e un terreno spoglio. E, soprattutto, lasciano spazio per far crescere nuove idee, invece di tagliarle sul nascere. MOTOSEGA SI, MOTOSEGA NO.